FERRARI

Auto di classe a sé stante nella cronologia Ferrari, le Dino 246 GT coupé godono di un forte seguito tra gli appassionati nonostante il loro iniziale status di “Ferrari popolari”. Creato appositamente per il piccolo motore V6 progettato dal figlio di Enzo, il marchio Dino era destinato a essere più accessibile della Ferrari. Fu la prima Ferrari da strada a non essere equipaggiata con un motore V12, il che le valse il soprannome di “Ferrari dei poveri”… all’epoca. Una pessima trovata pubblicitaria per i puristi del marchio, ma che non rovinò la fama di questo modello, interpretato dall’attore Tony Curtis nella famosa serie televisiva “Amicalement Vôtre”…

Per molto tempo, la prua della futura 365 GTB/4 è stata troppo vicina a quella della Ferrari 275 GTB. Dopo varie prove, Pininfarina ha finalmente trovato una soluzione piuttosto originale, che sarà l’unica caratteristica originale della 365 GTB/4 “Daytona” (temporanea: le autorità di omologazione americane si sono rifiutate di accettare questi fari, costringendo Pininfarina a ricorrere a una soluzione più convenzionale con fari a scomparsa). Il carrozziere italiano alloggerà i fari sotto una finestra in Perspex che formerà una fascia completa sul frontale. Un altro cambiamento degno di nota, sempre nel frontale, è il fatto che la griglia non è più ovale ma integrata e discreta. Mentre la 275 GTB conservava ancora le sue curve in stile anni Sessanta, la Daytona era già un po’ più spigolosa e arrotondata.

Presentata al Salone dell’Automobile di Ginevra del 1971, la 365 GTC/4 seguiva un concetto unico nella gamma Ferrari: non era né la GT sportiva discendente dalla Daytona, né la 2+2 erede della 365 GT 2+2. Il design della 365 GTC/4, disegnato da Pininfarina, si ispirava a quello della Daytona, con linee leggermente più tese, tipiche degli anni ’70, che preannunciavano il cambiamento radicale che sarebbe avvenuto con la 365 GT4 2+2. I paraurti in plastica si contrappongono al consueto uso di acciaio cromato e il motore V12 con 4 alberi a camme in testa deriva direttamente dalla Daytona, ma si differenzia per il carter umido e i carburatori all’esterno della V per consentire l’installazione di un sistema di controllo dell’inquinamento conforme agli standard americani. Il cambio era collegato al motore. La 365 GTC/4 aveva due piccoli sedili posteriori, più grandi dei portapacchi delle berlinette del Cavallino Rampante, ma più piccoli di quelli delle 4 posti come la 365 GT 2+2. Il livello di equipaggiamento è elevato per una Ferrari degli anni ’70: servosterzo, aria condizionata e livellamento idraulico posteriore sono di serie.

Nonostante il nome GT, la Ferrari Dino 246 è molto simile nel design e nella maneggevolezza a un’autentica auto da corsa degli anni ’60 e ’70. Capite bene che i lunghi viaggi vi lasceranno sordi e con la schiena dolorante, oltre a farvi sudare parecchio quando fa caldo! Ma non è grazie a queste caratteristiche che la Dino ha riscosso un successo senza precedenti nella storia della Ferrari. Oltre al prezzo piuttosto competitivo, la Dino ha una maneggevolezza equilibrata, neutra e agile, grazie al suo propulsore centrale. Questa inimitabile atmosfera da corsa, unita al fantastico sound e al carattere vivace del suo V6, compenserà i punti deboli ormai ben noti a tutti i suoi proprietari.

Il design rimane caratteristico e piuttosto unico nella storia della Ferrari, il che spiega perché non piace a tutti. L’eleganza ha preso il sopravvento sulla sportività, il cui tratto distintivo sono i quattro terminali di scarico, che suggeriscono che sotto il lungo cofano italiano si nasconde un mostro. Non c’è dubbio, questa Ferrari è stata progettata per i grandi spazi aperti e i lunghi viaggi, una vera GT. La carrozzeria in tre parti e le linee spigolose contrastano con le curve sensuali della 365 GT 2+2 che sostituisce. Un design davvero molto maschile. Il frontale è caratterizzato da fari a scomparsa, azionabili elettricamente dall’abitacolo, e da fendinebbia. L’intera vettura è generosamente vetrata, per un abitacolo molto arioso, un dettaglio che è ancora più evidente nella parte posteriore grazie alla piccola area occupata dai montanti posteriori.

Quando la Ferrari 365 GT4 BB fu presentata al Salone dell’Auto di Torino nel 1971, i visitatori rimasero stupiti dalla purezza delle linee e dalla posizione centrale del posteriore della nuova Ferrari. Proprio come una Ferrari di Formula 1! Maranello si affrettò a sottolineare che il nuovo motore boxer a 12 cilindri (che dava il nome a questa Ferrari) derivava da quello utilizzato nelle sue auto da corsa. Tuttavia, l’affermazione di tale filiazione è a dir poco azzardata, dal momento che la nuova arrivata ha un… basamento bagnato! Una scelta piuttosto incongrua per una vettura di questo calibro e con un telaio così performante.

All’inizio degli anni ’70, le vendite dei modelli V12 furono duramente colpite dalla crisi petrolifera e dai primi limiti di velocità. La Ferrari si rese conto di dover cambiare la propria gamma di prodotti per non soccombere. Si decise quindi di lanciare la produzione di una piccola berlinetta 2+2 con motore V8 per competere con la Porsche 911, la Lamborghini Urraco e la Maserati Merak. Commercializzata con il nome Dino, la GT4 attraversò diverse fasi della sua vita. Finalmente integrata nella gamma Ferrari nel 1976 e adornata con il prestigioso cavallino rampante, suonò contemporaneamente la campana a morto per il marchio Dino.

Per motivi fiscali italiani, nello stesso anno fu presentata a Torino una versione meno potente della 308 GT4: la Dino 208 GT4. Fu messa in vendita nel 1975 solo sul mercato italiano. La cilindrata fu portata a 1991 cm3 (motore Tipo F106 C con alesaggio di 66,8 mm) e con l’utilizzo di carburatori più piccoli (Weber 34 DCNF) la potenza scese a 170 CV. Si trattava del più piccolo motore V8 sviluppato per la produzione di serie, ma le prestazioni fecero un passo indietro per riflettere il calo di potenza. Esternamente, i quattro terminali di scarico sono stati sostituiti da uno solo, l’unica differenza visibile.

La nuova berlinetta Ferrari, battezzata 308 (“30” per 3,0 litri e “8” per 8 cilindri), fu portata alla ribalta in occasione dell’allora imperdibile meeting di Parigi del 1975. Questa nuova Ferrari aveva una carrozzeria in poliestere, tranne il cofano, che era in alluminio. Perché il poliestere alla Ferrari? Da un lato, la qualità raggiunta era diventata ineccepibile, dall’altro, e questo è il motivo principale, i tempi di progettazione erano così brevi data l’urgenza, che uno scafo in poliestere era più veloce da lavorare. Inoltre, il peso complessivo della vettura fu ridotto. La Carrozzeria Scaglietti di Modena, controllata dalla Ferrari, era responsabile della produzione delle carene.